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Autorecensioni/Le coppie dello stesso sesso: la prima volta in Cassazione

Le coppie dello stesso sesso: la prima volta in Cassazione, a cura di Raffaele Torino, Roma TrE-Press 2013 è un e-book che raccoglie gli interventi di analisi e commento sulla sentenza della Corte di Cassazione n. 4184 del 2012 occorsi nell’ambito del seminario svoltosi in data 4 giugno 2012 presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Roma Tre, nonché in occasione dell’incontro successivamente promosso in Bologna dall’Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford.

di Raffaele Torino

Il 15 marzo 2012 la Corte di Cassazione ha pronunciato una sentenza (la n. 4184) che è immediatamente assurta agli onori della cronaca italiana per il suo oggetto e le sue statuizioni, generando finanche le eccessive reazioni di alcuni politici italiani, i quali sono giunti a invitare il Capo dello Stato a promuovere un procedimento disciplinare contro il giudice estensore.

Con tale sentenza, che segue i primi due gradi decisi dal Tribunale di Latina e dalla Corte di Appello di Roma, la Corte di Cassazione si è pronunciata per la prima volta sulla questione della trascrivibilità negli atti dello stato civile italiani di un matrimonio fra due persone del medesimo sesso (due cittadini italiani) celebrato all’estero.

È subito apparso che sotto il profilo delle argomentazioni in essa segui- te la innovativa pronuncia può essere ben considerata una summa dei temi e delle argomentazioni che riguardano il riconoscimento e l’ammissibilità nell’ordinamento italiano del matrimonio fra persone del medesimo sesso celebrato all’estero, specie per la sua acuta attenzione alle conseguenze della partecipazione dell’Italia alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea proclamata a Nizza.

L’importanza e la centralità della sentenza rispetto alle – a volte accese – discussioni che da anni si vanno oramai svolgendo anche nell’ordinamento italiano circa il riconoscimento delle relazioni di coppia omosessuali, in cui fatica ad affermarsi la piena tutela della dignità sociale delle persone omosessuali e dove hanno sino ad oggi avuto pessima sorte nelle aule parlamentari i proget- ti di legge per il riconoscimento giuridico delle relazioni affettive fra persone dello stesso sesso, mi hanno spinto, anche a vantaggio degli studenti, anzitutto dell’Università degli Studi Roma Tre, a individuare un’occasione di approfon- dimento dei contenuti, delle argomentazioni e delle possibili conseguenze della sentenza della Suprema Corte. È nata così l’idea, sostenuta dalla preziosa collaborazione degli amici

Francesco Bilotta e Antonio Rotelli di Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford, di organizzare un pomeriggio di studio e di riflessione, aperto al contributo di giuristi di varia formazione, sì da analizzare da diversi punti di vista e secondo differenti sensibilità una sentenza che ha probabilmente segnato il primo vero significativo passo verso il riconoscimento della vita familiare delle coppie omosessuali nel nostro ordinamento.

Questa pubblicazione nel formato e-book, ai fini di una sua più ampia possibile diffusione a beneficio della discussione e dell’approfondimento di un tema centrale per la tutela dei diritti di tutte le persone, vuole anche essere un ringraziamento a ciascuno dei partecipanti al seminario, i quali con le loro relazioni – di cui do brevemente conto in appresso – hanno reso possibile il nostro incontro di studio e riflessione.

Invero, nella fase di costruzione del presente volume, ho pensato fosse utile al lettore avere una visione più ampia del tema, allargando la trattazione alle sentenze che hanno preceduto e che costituiscono i presupposti della sentenza della Cassazione n. 4184/2012. È questa la ragione per la quale ho accolto l’invito a integrare le relazioni del seminario svoltosi all’Università degli Studi Roma Tre con alcuni contributi elaborati in occasione di un incontro che Avvocatura per i diritti LGBT – Rete Lenford ha organizzato a Bologna, qualche giorno dopo il seminario romano, presso la sede comunale di Palazzo D’Accursio.

2. Una prima analisi della sentenza ha preso le mosse dai profili costituzionali coinvolti nel ragionamento dei giudici supremi e strettamente connessi alle categorie del diritto civile che stanno alla base della decisione. Tale prospettiva è stata discussa da Barbara Pezzini (ordinaria di diritto costituzionale nell’Università degli Studi di Bergamo), la quale – ricollegando la sentenza n. 4184/2012 alla precedente sentenza della Corte costituzionale n. 138/2010 (analizzata in maggiore dettaglio dal contributo di Giovanni Genova, avvocato in Bologna) – ha sottolineato la centralità della pronuncia esaminata nell’ambito del processo di progressivo superamento del paradigma eterosessuale del matrimonio, illustrando la necessità – in primis per i giuristi – di un ripensamento delle categorie concettuali in relazione al fenomeno delle coppie del medesimo sesso. Aurelio Gentili (ordinario di istituzioni di diritto privato presso l’Università degli Studi Roma Tre) ha analizzato criticamente la tecnica giuridica utilizzata nella redazione della sentenza, concentrando la propria attenzione sull’abile (ma di difficile gestione) argomentazione della Corte di Cassazione secondo cui le unioni omosessuali celebrate all’estero, giuridicamente né inesistenti, né invalide, ma inidonee a produrre qualsiasi effetto come atto giuridico di matrimonio nell’ordinamento italiano, richiedono un trattamento omogeneo a quello discendente dal matrimonio.

3. Il confronto con il dato normativo e, soprattutto, giurisprudenziale europeo (derivante dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dal diritto dell’Unione europea) rappresenta elemento centrale nelle argomentazioni dei giudici della Corte di Cassazione. Essi traggono dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (in particolare, dalla sentenza Schalk e Kopf c. Austria del 24 giugno 2010), il convincimento che i componenti di una coppia formata da persone dello stesso sesso, conviventi in una stabile relazione, siano titolari del diritto alla ‘vita familiare’ e del consequenziale diritto inviolabile di vivere liberamente la propria condizione di coppia. Tali diritti non possono rimanere sforniti di tutela giurisdizionale, e pertanto la Suprema Corte ribadisce quanto già affermato dalla Corte costituzionale italiana nella sentenza prima ricordata, ossia che è possibile adire i giudici comuni per essere tutelati in specifiche situazioni concretamente espressione dei suddetti diritti fondamentali.

L’importanza delle sollecitazioni europee, nell’ambito del sistema normativo multi-livello instauratosi anche rispetto a diversi profili del diritto di famiglia, è stata approfondita nelle relazioni di Matteo Winkler (avvocato in Milano) e Roberto De Felice (avvocato dello Stato presso l’Avvocatura Generale dello Stato in Roma). Nella prima relazione l’analisi si è concentrata sulla ricostruzione del dato giurisprudenziale proveniente dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, che risulta essere meno chiuso a visioni ideologicamente orientate della famiglia e della coppia e maggiormente attento alla indubbia evoluzione del concetto di famiglia, sebbene i giudici di Strasburgo rimangano rispettosi del ruolo decisivo riconosciuto al legislatore nazionale rispetto alla equiparazione delle coppie del medesimo sesso alle coppie eterosessuali in relazione al matrimonio. L’oggetto della seconda relazione è stato il dato normativo – legale e giurisprudenziale – proveniente dal diritto dell’Unione europea, con particolare attenzione al ruolo svolto dalla cittadinanza europea e dalla tutela dei diritti fondamentali dell’individuo nel passaggio dalla libertà di circolazione delle persone alla libertà di circolazione degli status, in applicazione del principio di non discriminazione anche alle c.d. ‘nuove famiglie’.

4. Nell’ottica di allargare il dibattitto e la riflessione oltre la sentenza n. 4184/2012 e di cogliere la sua duplice natura di (intermedio) risultato di un processo già avviatosi e nello stesso tempo di stimolo per futuri sviluppi, la relazione di Anna Lorenzetti (dottoressa di ricerca, Università di Bergamo) ha ricostruito il quadro della giurisprudenza italiana che si è occupata di dare risposta alle esigenze di riconoscimento e tutela avanzate dalle coppie formate da persone dello stesso sesso in relazione alla loro vita familiare, secondo le diverse possibili espressioni della medesima. Dal canto loro, le relazioni di Paola Moreschini (avvocato in Roma) e Anna Maria Tonioni (avvocato in Bologna) hanno inquadrato il ruolo dell’avvocato e, più ampiamente, del giurista – specie in relazione alla formazione del medesimo – rispetto alla domanda di giustizia proveniente dalle coppie del medesimo sesso.

5. Infine, non poteva mancare la riflessione circa la possibilità (la necessità, ritengo di poter dire) di prevedere anche nell’ordinamento giuridico italiano l’esplicito riconoscimento legislativo del matrimonio fra persone del medesimo sesso. Antonio Rotelli (avvocato in Roma) ha ricostruito e indagato, partendo dalle esperienze straniere maggiormente significative, il ruolo del legislatore – nella dialettica con le corti, specie nei paesi di Common law – nel riconoscimento del diritto al matrimonio fra persone del medesimo sesso.

Francesco Bilotta (ricercatore di diritto privato presso l’Università degli Studi di Udine) ha illustrato con chiarezza le ragioni giuridiche che depongono per il matrimonio egualitario, non ‘chiuso’ dal paradigma eterosessuale, fra cui meritano di essere particolarmente considerate il rispetto della dignità delle coppie omosessuali e della loro vita familiare e la maggiore tutela giuridica e sicurezza sociale che l’accesso al matrimonio assicurerebbe loro.

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