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Entra in vigore in Portogallo la nuova legge sull’adozione

di Giovanni Damele*

Con la pubblicazione, il 2 marzo scorso, sul Diário da República è finalmente entrata in vigore in Portogallo la nuova legge che estende la disciplina delle adozioni alle coppie omogenitoriali. A partire da adesso, quindi, le coppie omosessuali, sposate o unite in “unione di fatto”, avranno gli stessi diritti e gli stessi doveri delle coppie eterosessuali. La legge – la n° 2/2016 – si limita infatti ad equiparare, sul piano tanto delle adozioni quanto delle altre relazioni famigliari, le coppie omosessuali alle coppie eterosessuali. L’ultimo passaggio che ha condotto, inevitabilmente, alla firma da parte del Presidente (cessante) della Repubblica Aníbal Cavaco Silva e alla conseguente pubblicazione si è consumato il 10 febbraio scorso, quando il parlamento monocamerale lusitano (Assembleia da República, d’ora in po AR) ha confermato senza modifiche il disegno di legge sul quale, il 25 gennaio precedente, il Presidente aveva posto il veto, giustificandolo con un messaggio all’AR nel quale sosteneva che l’iter di approvazione si era svolto senza il necessario approfondimento. Una motivazione che – fin da subito – era sembrata alquanto debole, e aveva piuttosto fatto pensare a un estremo tentativo di Cavaco Silva per evitare di apporre la sua firma a una disposizione che ha sempre dimostrato di osteggiare, lasciando quindi l’incombenza al presidente entrante, Marcelo Rebelo de Sousa. Sembra infatti difficile sostenere che non vi sia stato sufficiente approfondimento intorno all’adozione da parte delle coppie omosessuali, visto che il tema è stato materia di dibattito parlamentare – a fasi alterne – almeno dal 2009. Da quando, cioè, l’AR discusse e quindi approvò la legge sul matrimonio omosessuale. Tale legge, promulgata nel 2010 dopo essere passata attraverso lo scrutinio della corte costituzionale lusitana – sempre su richiesta di Cavaco Silva e in sede di controllo preventivo di costituzionalità – non prevedeva l’accesso all’adozione da parte delle coppie omosessuali. A tale soluzione di compromesso si era giunti, di fatto, per superare le divisioni tra i parlamentari sul tema e ottenere il più ampio consenso possibile intorno al progetto di legge. Una situazione che può far ricordare la recente vicenda del DDL Cirinnà, anche se – vale la pena di notare – la legge portoghese si limitò allora ad equiparare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, rendendo in qualche modo inevitabile il successivo dibattito sull’adozione. Da allora, tale tema è stato riproposto per quattro volte all’attenzione dei parlamentari dell’AR, inizialmente attraverso il dibattito sulla cosiddetta “stepchild adoption” – in Portogallo definita coadoção (letteralmente “co-adozione”). Fu in quel caso il Partito Socialista (PS) a proporre, nel 2013, una legge che introducesse la coadoção per le coppie omogenitoriali, riuscendo a ottenere la maggioranza dei voti in sede di votazione sul progetto di legge in generale. Lo stesso progetto di legge, tuttavia, non riuscì a superare il voto finale. Il risultato spinse una parte del Partito Social Democratico (PSD, il principale partito di centrodestra in Portogallo) a forzare la mano e a proporre un referendum popolare sul tema, il cui quesito fu però dichiarato irricevibile dal Tribunal Constitucional. Unendosi quindi ai gruppi parlamentari del Partito Comunista Portoghese (PCP) e del Bloco de Esquerda (BE, sinistra radicale), il PS desistette dalla proposta di estensione della coadoção e presentò nel gennaio 2015 un nuovo progetto di legge che che si limitava, di fatto, a includere le coppie omosessuali nella disciplina sulle adozioni già prevista per le coppie eterosessuali. Le successive elezioni politiche del novembre scorso – che hanno attribuito una maggioranza parlamentare alle sinistre, cui ha fatto seguito un’inedita quanto atipica alleanza tra PS, PCP e BE – hanno infine consentito l’approvazione del progetto di legge, prontamente ripresentato dai socialisti, con il voto a favore, anche, di 19 parlamentari del PSD. Approvazione successivamente ribadita, senza ulteriori modifiche al testo, il 10 febbraio scorso. A nulla è quindi valso il tentativo di Cavaco Silva di rinviare il momento della firma. Il Portogallo si aggiunge così al numero dei paesi (24, per ora) che equiparano anche sul piano delle adozioni il matrimonio omosessuale e eterosessuale. Da notare infine che – contestualmente – la nuova maggioranza parlamentare ha ristabilito la precedente normativa sull’aborto, modificata in senso – blandamente – restrittivo dalla passata maggioranza di centrodestra. Anche in questo caso, Cavaco Silva non ha potuto far altro che promulgare la legge, che è stata pubblicata nello stesso numero del Díario da República del passato 2 marzo.

*Ricercatore presso l’Instituto de Filosofia dell’Universidade Nova di Lisbona, ove si occupa principalmente di argomentazione giuridica.