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La sfida della Chiesa tedesca alla «morale del divieto»: famiglia, diritto naturale e omosessualità

 

Gli esiti in Germania del sondaggio voluto dal Vaticano sulla dottrina della Chiesa in materia di famiglia, matrimonio e morale sessuale mostrano un popolo cattolico che rifiuta la “morale del divieto” e chiede apertura alle unioni omosessuali e non discriminazione. In attesa del Sinodo straordinario, il dibattito nel mondo cattolico sulle nozioni di diritto naturale, matrimonio, famiglia può influenzare anche il dibattito giuridico italiano ed europeo.

Un comandamento di giustizia

(MG) La Chiesa ha ormai «una morale sessuale lontana dalla vita reale» ed «il linguaggio della Chiesa e l’impostazione autoritaria di tutte le sue comunicazioni ufficiali non aiutano a destare e a trovare la comprensione e il consenso dei fedeli».

«È difficile da spiegare la posizione della Chiesa anche in materia di omosessualità vissuta e diritti di adozione per le coppie omosessuali» poiché «vi è nei cattolici tedeschi una chiara tendenza a vedere il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e la loro parità di trattamento rispetto al matrimonio come un comandamento di giustizia».

Sono queste, fra tante, le dirompenti affermazioni che si leggono nel documento ufficiale che i vescovi tedeschi hanno inviato a Roma il 3 febbraio 2014 raccogliendo le opinioni dei cattolici tedeschi (vedi la versione ufficiale del comunicato in italiano).

La Conferenza Episcopale tedesca, una delle più influenti del mondo, con 25 milioni di cattolici, fra cui il penultimo Papa, ha presentato l’esito del sondaggio richiesto nei mesi scorsi da Papa Francesco I in preparazione della III Assemblea generale straordinaria del sinodo straordinario dei vescovi che si terrà nell’autunno del 2014.

La relazione tedesca presenta elementi di grande novità nel rapporto tra etica, diritto naturale e morale sessuale, con una particolare attenzione alla questione delle coppie formate da persone dello stesso sesso e dei loro bambini, tanto da indurre a ritenere che questo sondaggio voluto dal Pontefice a livello globale possa rappresentare un passaggio assai rilevante nell’elaborazione della dottrina della Chiesa all’inizio del nuovo pontificato.

Appare evidente che i vescovi tedeschi abbiano voluto approfittare di questo momento per porre sul tappeto la questione di una radicale riforma della dottrina di Roma, come si rileva anche dalla scelta, assai peculiare, di tradurre il comunicato anche in italiano ed inglese e pubblicarlo nel sito della Conferenza Episcopale.

Sotto il titolo “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione” i vescovi presentano dunque il riassunto delle risposte delle 27 (arci)diocesi tedesche oltre che di circa 20 importanti associazioni e istituzioni cattoliche pervenute attraverso differenti procedure di rilevamento (tra cui anche sondaggi online con relativa analisi statistica) con «una larga partecipazione dei fedeli».

La comunità cattolica tedesca coglie dunque l’occasione per dare visibilità alla critica diffusa nelle Chiese cattoliche occidentali alla dottrina vaticana in materia sessuale, una vera sfida a quella che nel documento viene definita la «morale del divieto», la quale allontana così tanti cattolici dall’istituzione ecclesiale.

Rifiuto di discriminare le coppie dello stesso sesso ed i loro figli, equiparazione giuridica delle unioni civili gay al matrimonio, utilizzo dei contraccettivi per una sessualità consapevole e per prevenire l’HIV, rifiuto della distinzione tra metodi anticoncezionali “naturali” e metodi “artificiali”, eucarestia per i divorziati, rifiuto del ricorso alla nullità canonica del matrimonio (giudicato come «una cosa scorretta»), sono fra i convincimenti manifestati dai cattolici tedeschi (il 66% dei quali è pure a favore di un matrimonio religioso per i divorziati, mentre l’aborto viene rifiutato dalla maggior parte).

Non potrebbe essere più netta la distanza da quelle frange oltranziste che hanno organizzato in questo ultimo anno addirittura manifestazioni pubbliche in odio all’apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso, invocando una pretesa dottrina condivisa da un mondo cattolico che appare, invece, assai più variegato ed in sintonia con la contemporaneità.

Ne pubblichiamo ampi stralci, in considerazione dell’indubbia influenza delle posizioni della Chiesa cattolica e del suo dibattito interno anche per il dibattito giuridico italiano ed europeo, in particolare con riguardo all’elaborazione contemporanea delle nozioni di diritto naturale, famiglia e matrimonio.

La morale del divieto

La Conferenza Episcopale rileva che «la maggior parte dei fedeli pensa che la Chiesa abbia da una parte un atteggiamento favorevole alla famiglia, ma abbia d’altra parte una morale sessuale lontana dalla vita reale. In linea di massima il linguaggio della Chiesa e l’impostazione autoritaria di tutte le sue comunicazioni ufficiali non aiutano certo a destare e a trovare la comprensione e il consenso dei fedeli».

Tra i cattolici tedeschi «non trovano consensi, o vengono prevalentemente rifiutate in modo esplicito, le affermazioni della Chiesa sui rapporti sessuali prematrimoniali, l’omosessualità, i divorziati risposati e il controllo delle nascite. Per molti l’immagine della famiglia cattolica è troppo idealistica e lontana dalla realtà. Solo pochissime coppie danno importanza all’insegnamento della Chiesa relativo alla morale sessuale e alla pianificazione familiare, che permette solo il controllo naturale del concepimento. Poiché molti interpretano anche il celibato come espressione di un atteggiamento critico della Chiesa verso la sessualità, ciò rende più difficile per la Chiesa trasmettere il suo insegnamento su matrimonio e famiglia».

Al di fuori della Chiesa «la morale sessuale cattolica viene percepita come pura „morale del divieto“ e i suoi argomenti e il suo linguaggio vengono giudicati incomprensibili e lontani dalla vita reale. Inoltre il rifiuto della Chiesa di riconoscere socialmente e giuridicamente le coppie omosessuali viene giudicato come una discriminazione basata sull’orientamento sessuale».

«Per la maggior parte delle persone i problemi riguardanti la morale sessuale fanno parte della sfera intima dell’individuo e del suo partner: su di essa le istituzioni possono esercitare la loro influenza solo offrendo consulenza, ma non dettando regole. Lo scambio sociale, anche pubblico, su temi inerenti a matrimonio e famiglia viene accettato finché viene rispettata la scelta dell’individuo».

Nella società contemporanea «diventa infine sempre più difficile formulare regole vincolanti che rendano giustizia ai modi di vivere differenti a causa della loro pluralizzazione».

Questi sviluppi del costume e del senso etico «fanno capire come le offerte di una consulenza su temi quali il matrimonio, la famiglia e l’esistenza che la Chiesa propone sono molto apprezzate dalla società, mentre trovano pochissimo consenso la teologia del matrimonio e la morale sessuale cattolica».

«La maggioranza dei cattolici rifiuta la dottrina della Chiesa secondo cui tutti gli aspetti della sessualità umana debbono essere considerati in ogni rapporto sessuale e pertanto ogni “atto coniugale reso intenzionalmente infecondo” è di per sé immorale (vedi Humanae vitae Nr. 14)».

«L’educazione sessuale fuori della Chiesa incoraggia i giovani ad avere un rapporto consapevole, autodeterminato e responsabile con la propria fisicità e un rapporto con gli altri improntato al rispetto. Avere un rapporto responsabile con la sessualità significa innanzitutto evitare gravidanze indesiderate e di trasmettere malattie, in particolare HIV-AIDS. Il divieto della Chiesa di usare metodi anticoncezionali “artificiali”, specialmente l’uso del preservativo, viene giudicato, proprio anche in considerazione della profilassi contro l’HIV, non solo non realistico, ma anche chiaramente immorale.»

Unioni omosessuali e adozioni

Dall’esame dell’atteggiamento del popolo cattolico tedesco emerge che «molti aspetti della morale sessuale della Chiesa – in particolar modo le dichiarazioni del magistero relative ai metodi anticoncezionali e alla sessualità extraconiugale – non vengono capite, o non vengono condivise, dalla maggior parte dei credenti. In questo contesto è difficile da spiegare la posizione della Chiesa anche in materia di omosessualità vissuta e diritti di adozione per le coppie omosessuali».

«Nell’insieme per i cattolici tedeschi la tolleranza e la stima individuale verso persone omosessuali sono molto importanti. In questo c’è una forte concordanza con l’esortazione del Catechismo della Chiesa Cattolica „A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione“ (CCC 2358)».

I vescovi rilevano che «in questo contesto vi è nei cattolici tedeschi una chiara tendenza a vedere il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e la loro parità di trattamento rispetto al matrimonio come un comandamento di giustizia. L’apertura del matrimonio in quanto tale a coppie omosessuali viene invece respinta. Tuttavia molti pensano che sia giusto e positivo offrire un rito di benedizione anche a coppie omosessuali».

Nel caso di coppie di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini,  l’indirizzo unanime è che i «bambini non vengano assolutamente esclusi dalla trasmissione della fede, se chi esercita la patria potestà desidera per loro il Battesimo, il catechismo, l’insegnamento della religione e la Prima Comunione. Viene veementemente respinto un trattamento differente di questi bambini».

Matrimonio fra persone dello stesso sesso

I vescovi tedeschi appaiono comunque ben consapevoli dell’esigenza avvertita ormai dalla maggioranza dei tedeschi di aprire il matrimonio anche alle coppie dello stesso sesso.

«Da una fascia sempre più larga della popolazione viene messa in dubbio anche la doppia sessualità dei coniugi. Di conseguenza la tendenza va verso l’uguaglianza giuridica tra le convivenze omosessuali e il matrimonio, approvata anche da gran parte della popolazione».

I vescovi tedeschi, dopo avere ricordato la legge che dal 2000 prevede le Unioni Civili riservate alle coppie dello stesso sesso (Lebenspartnerschaft) pressoché equiparate al matrimonio, rammentano d’avere chiesto di tenere distinto tale istituto giuridico dal matrimonio, ma «la Chiesa cattolica non è riuscita a difendere questa sua posizione nella società, giacché l’aspetto del divieto di discriminazione è talmente in primo piano che non vi ha peso nessun altro argomento».

Secondo i vescovi tedeschi «in futuro si prevede una discussione sul fatto se i due istituti giuridici dovranno essere convertiti in un unico istituto “matrimonio”, aperto sia alle coppie eterosessuali che a quelle omosessuali».

Il matrimonio e la legge naturale

La nozione di “diritto naturale” arretra nelle società secolarizzate dove ormai «il concetto di “diritto naturale” è quasi sconosciuto. A livello istituzionale e educativo, come pure nella cultura quotidiana, esso non gioca praticamente nessun ruolo. Anche nell’interpretazione etico-giuridica in ambito accademico il concetto di legge naturale viene utilizzato solo raramente». Questo non significa che non vi sia un profondo senso etico comune, che può fondare un diritto profondamente ancorato ai diritti fondamentali poiché «allo stesso tempo c’è una grande simpatia per la validità universale dei diritti umani» ma senza «un’unica visione antropologica universalmente accettata».

Il Papa bavarese ha influenzato il dibattito teologico tedesco, poiché «negli anni scorsi, in particolare dopo il discorso di Papa Benedetto XVI nel Bundestag tedesco del settembre 2011, nei dibattiti di teologia morale si è risvegliato l’interesse per una definizione del rapporto tra etica, scienze umanistiche e teologia: talvolta vi sono emersi esempi di pensiero giusnaturalistico».

I vescovi tedeschi sembrano cercare adesso la strada verso la ricostruzione di un senso comune osservando che «anche se un aspetto esplicitamente giusnaturalistico non ha praticamente nessun ruolo, ciononostante la società apprezza molto la riuscita convivenza di una famiglia e di una coppia stabile. La gente desidera rapporti di coppia concepiti per durare e fondati su un sicuro rispetto del partner. In particolar modo per adolescenti e giovani adulti è molto importante condurre una buona vita familiare. Questo largo consenso sociale sulla generale importanza per la persona di avere buoni rapporti e stabili strutture familiari potrebbe eventualmente offrire opzioni per una moderna filosofia giusnaturalistica».

«Anche all’interno della Chiesa la legge naturale è raramente spiegata o approfondita e spesso viene decisamente respinta in quanto non più collegabile a un moderno discorso etico. In particolare è fortemente criticata una concezione strettamente biologistica di “legge naturale”, perché non rende giustizia alla visione cristiana della persona. Alcuni suggeriscono di ricorrere al concetto biblico e positivo di “ordine della creazione”, invece che a quello di “legge naturale”. Una base argomentativa più personale, invece, come appare già nei testi del Concilio Vaticano II (in particolare Gaudium et Spes), ma soprattutto anche in Familiaris Consortio, viene ritenuta più adatta a rendere accessibile all’uomo del nostro tempo il ricco contenuto dell’etica cristiana della famiglia».

La sfida alla morale del divieto

«In questo contesto viene alla luce anche il limite di ogni “morale del divieto”, che cerca di comunicare ciò che ritiene importante sotto forma di regole e divieti (possibilmente anche passibili di sanzioni). Richieste rigorose, spesso anche presentate in un linguaggio giuridico, provocano un atteggiamento di rifiuto e non funzionano più dove un’etica più consultiva può senz’altro trovare ascolto. Se la Chiesa riesce a comunicare che è interessata soprattutto ad una buona vita nella comunità, sarà ascoltata anche quando alzerà la voce per esortare o ammonire al fine di convincere».

«Le risposte pervenute dalle diocesi lasciano intravedere quanto è grande la distanza tra i battezzati e la dottrina ufficiale soprattutto per quanto riguarda la convivenza prematrimoniale, il controllo delle nascite e l’omosessualità».

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