Autorecensioni/Roberta Dameno: Percorsi dell’identità. I diritti fondamentali delle persone transgenere. Una riflessione socio-giuridica
17 aprile, 2014 | Filled under identità di genere, recensioni |
La prima cosa che si osserva nelle persone che incontriamo è l’appartenenza ad un sesso o all’altro: le categorie del maschile e del femminile definiscono e danno significato alle nostre relazioni sociali, ma l’identità è un processo e non un elemento definito una volta per tutte. Prendendo le mosse da un’approfondita analisi sociologica e filosofica della nozione di genere e delle discriminazioni cui sono sottoposte ogni giorno le persone transgenere nel nostro paese, Roberta Dameno, ricercatrice di sociologia del diritto presso l’Università di Milano Bicocca, indaga l’evoluzione della nostra giurisprudenza anche alla luce dell’importante influenza esercitata dalla Corte europea dei diritti umani.
di Roberta Dameno*
Il tema dell’identità personale è senza dubbio un tema della modernità. Infatti è solo all’interno delle società contemporanee che le persone rivestono molti ruoli sociali anche molto differenti tra loro. Inoltre gli stessi ruoli sociali possono essere giocati in modo più libero, essi, infatti non sono più così strettamente codificati e rigidamente determinati in modo fisso e immutabile, ciò consente alle persone una continua autocostruzione e autodefinizione della propria personalità come un’identità unica e singolare.
È un dato incontestabile che un elemento importante e primario per la definizione della propria identità è la propria condizione sessuale, infatti la prima cosa che si osserva nelle persone che incontriamo per la prima volta è appunto la sua appartenenza a un sesso piuttosto che all’altro. Le categorie del maschile e del femminile definiscono e danno significato alle nostre relazioni sociali. Ma l’identità è un processo e non un elemento definito una volta per tutte. Il tempo e lo spazio sono variabili determinanti nel processo di costruzione dell’identità. Inoltre, anche gli individui si modificano: si cresce e si invecchia, il corpo muta e con il mutare del proprio corpo muta conseguentemente anche la consapevolezza che ciascuno di noi ha di se stesso.
Il volume si pone come primo obbiettivo, quindi, quello di analizzare i concetti di identità sessuale e di identità di genere, partendo dalla domanda se la differenziazione in due categorie sessuali distinte derivi da un dato «naturale», vale a dire biologicamente definibile, oppure se non risponda alla necessità di ridurre la complessità e di semplificare la realtà che ci circonda. In altre parole, la domanda a cui si deve cercare di dare una risposta è se la distinzione in categorie in base al sesso è esclusivamente una questione che riguarda la biologia, oppure se essa non sia una costruzione socio-culturale.
Bisogna partire da un lato dall’idea che anche il sesso biologico – così come l’identità di genere – è un processo, dal momento che si prende coscienza di appartenere a un sesso solo quando riconosciamo di avere dei genitali e delle caratteristiche di un certo tipo e ciò può avvenire solo tramite la socializzazione e dall’altro lato, dal fatto che le caratteristiche sessuali non sono un dato immodificabile, ma piuttosto sono degli elementi del corpo su cui le persone possono intervenire, modificando, riducendo, accrescendo, eliminando, creando.
Il secondo obbiettivo del volume è quello di mettere in luce i punti di forza e le molte questioni irrisolte e non adeguatamente regolate dalla legge n.164 del 1982, in materia di rettificazione e di attribuzione del sesso e di mutamento del nome anagrafico per adeguare l’identità sessuale attribuita alla nascita con la reale identità, percepita e assunta dalle persone.
La legge viene, in particolare, riletta tenendo presenti le pronunce giurisprudenziali che in questi anni si sono susseguite. Le sentenze dei tribunali hanno interpretato gli articoli della legge in modo assai spesso contraddittorio, mettendo in qualche modo in discussione il principio della certezza del diritto e creando di fatto una normativa in qualche misura non totalmente corrispondente ai princìpi e ai voleri del legislatore. La nostra normativa non va riletta solo tenendo in considerazione le pronunce dei tribunali italiani, ma tenendo in considerazione anche la giurisprudenza della CEDU sul tema. Le sentenze della Corte europea sono importanti, infatti, non solo sotto il profilo giuridico, ma ancor di più sotto il profilo sociale, dal momento che, attraverso la lettura dei casi sottoposti all’attenzione della Corte, è possibile osservare i mutamenti socio-culturali che avvengono all’interno dell’Unione europea e conseguentemente anche all’interno dell’Italia. In un Paese culturalmente e soprattutto giuridicamente arretrato in tema di diritti delle persone quale è il nostro, tale giurisprudenza consente, poi, di far crescere l’attenzione non solo da parte dei giudici e del tecnici del diritto, ma anche da parte dell’opinione pubblica sul tema del riconoscimento dei diritti fondamentali di autonomia e di libertà per quanto riguarda la sfera della sessualità delle persone transgenere.
Il volume si occupa poi di fare una breve e disamina dei principali problemi che le persone transgenere devono affrontare nella vita relazionale di tutti i giorni con particolare riferimento alle situazioni all’interno dei luoghi di lavoro e di studio, che assai di frequente, per non dire nella totalità dei casi, si tramutano in vere e proprie discriminazioni e in limitazioni nell’esercizio dei diritti fondamentali. Anche da una non esaustiva osservazione delle discriminazioni vissute quotidianamente si può senza dubbio affermare che l’ordinamento giuridico italiano attuale sia decisamente carente per quanto riguarda la garanzia dei diritti fondamentali di tutte quelle persone che non rientrano all’interno delle due “normali” categorie sessuali del maschile e del femminile.
In molti casi le discriminazioni nascono proprio a causa della normativa italiana vigente e a causa delle interpretazioni giurisprudenziali di tale normativa, in molti casi, però, le discriminazioni sono dovute a semplici procedure amministrative e a iter burocratici consolidati, che non tengono in considerazione il rispetto e la tutela dei diritti delle persone cui si rivolgono. Considerando la difficoltà di un intervento normativo, pur ritenuto da chi scrive necessario, su questi temi, c’è da riflettere se non sia opportuno – dal momento che tale intervento è sicuramente di più semplice e veloce realizzazione – cercare di intervenire per snellire le regole del diritto, e soprattutto per ottenere l’adozione di prassi e di regolamenti che tengano in conto i diritti delle persone trangenere nei luoghi di socializzazione affinché siano limitate, e magari eliminate del tutto, le discriminazioni nei confronti delle persone sulla base della loro identità sessuale e di genere.
Roberta Dameno, Percorsi dell’identità. I diritti fondamentali delle persone transgenere. Una riflessione socio-giuridica. Arcane
* Ricercatrice di sociologia del diritto presso l’Università di Milano Bicocca
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